L’escalation della violenza, delle strida e delle armi indica sempre, sebbene in tempi non immediatamente determinabili, l’agire tipico della belva ferita a morte. La reazione è furiosa, desta grande impressione. Ma non deve ingannare: è sintomatica di crisi, se non dell'imminente declino.
È con queste parole che ci piace presentare l’ultima “puntura di spillo”, in cui l’amico Stefano Dommi da Scandicci (FI), garbatamente pone l’attenzione sopra il “durissimo attacco” (di stampo “neodog”, aggiungiamo noi) alla “statolatria”, in questo caso, di marca iberica.
“Leggo che Mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, riferendosi esplicitamente alla situazione spagnola ha rivolto un durissimo attacco a quella che definisce "statolatria", "indottrinamento laico", "ingerenza dello Stato nella vita personale di ognuno".
Nei miei anni giovanili sono stato educato ad amare la Chiesa con spirito libero e critico. Ho atteso vanamente allora condanne così esplicite e chiare verso le dittature di tiranni cattolici come Augusto Pinochet in Cile e Francisco Franco in Spagna.
Ma forse quei pii despoti, senza che io fossi evidentemente a quella epoca in grado di rendermene conto, garantivano ai loro popoli quel "principio cattolico della difesa della libertà religiosa e della dignità della vita e di ogni persona" che oggi evidentemente sono così messi in pericolo da richiedere un così alto pronunciamento ufficiale”.
Stefano Dommi